Tesi di: Nicole Valeriani
Il processo di integrazione europea ha sempre rappresentato una sfida complessa e dinamica, caratterizzata da un intreccio tra diversità culturali e l’aspirazione a una comune identità europea. Sin dagli albori dell’Unione Europea, l’idea di unire nazioni precedentemente in conflitto sotto un’ombrella pacifica e cooperativa ha richiesto l’adozione di strumenti che non solo facilitassero l’interconnessione economica, ma anche che promuovessero il dialogo interculturale. È proprio in questo contesto che il programma Erasmus, lanciato nel 1987, emerge come un’iniziativa chiave per rafforzare il senso di appartenenza e coesione tra i giovani europei.
Attraverso la mobilità accademica, questo progetto ha giocato un ruolo fondamentale nel plasmare una nuova generazione di cittadini europei, capaci di interagire e comprendere le differenze culturali, sviluppando al contempo una percezione condivisa di identità. La politologa Kristine Mitchell si distingue tra gli studiosi più ottimisti in merito all'impatto del programma Erasmus. Attraverso un sondaggio ampio e multinazionale, che ha coinvolto oltre 2000 partecipanti provenienti da 25 paesi dell'UE, Mitchell ha raccolto prove convincenti che l’esperienza Erasmus modifichi le attitudini dei giovani verso l’Europa. Ha rilevato “differenze significative” nel senso di identificazione europea e nei livelli di sostegno per l'Unione europea tra gli studenti Erasmus rispetto ai loro coetanei.
In un secondo studio, Kristine Mitchell ha esaminato nuovi dati provenienti da un sondaggio condotto su 1.729 studenti di 28 università situate in sei paesi. Ha concluso che la partecipazione al programma Erasmus ha un impatto significativo e positivo sia sull’identificazione come europei sia sulla percezione di appartenenza all’Europa. Questi risultati sottolineano come le esperienze di mobilità possano influenzare in maniera concreta le attitudini dei giovani nei confronti dell’identità europea e favorire un senso di cittadinanza più ampio e condiviso.
Partendo da una citazione di Umberto Eco, durante il suo discorso alla cerimonia di consegna della laurea honoris causa all'Università di Torino nel 2014, disse: L'Erasmus è probabilmente la cosa migliore che l'Europa abbia mai fatto. Erasmus ha creato la prima generazione di giovani europei, si può dire che per fare un passo avanti negli studi sull'identità europea, abbiamo bisogno dell'intervento attivo di chi sa davvero di cosa sta parlando, cioè di chi ha avuto la fortuna di nascere in una generazione che più di ogni altra nella storia dei popoli europei ha potuto godere dei benefici offerti dal processo di integrazione europea.
Si può nascere francesi, polacchi o italiani, ma si muore europei. (Umberto Eco 2014)
L'Erasmus crea un senso di appartenenza a qualcosa di più grande di una nazione, si spinge oltre i confini e offre una visione più ampia e completa della realtà. Da quando è stato istituito il programma Erasmus, più di 3 milioni di studenti vi hanno partecipato, e io sono stata una di loro. Attraverso le esperienze pratiche che ho avuto la fortuna di vivere, ovvero l’Erasmus studio in Francia, nello specifico a Lille, e lo Erasmus Tirocinio in Spagna, a Lanzarote, nelle Isole Canarie, ho potuto testare e analizzare il mio atteggiamento nei confronti dell'Unione Europea, prima, durante e dopo l'Erasmus, con l'intento di indagare il rapporto tra mobilità accademica e identità europea. Il tema non è facile da definire, poiché è comune mettere in discussione la propria identità nazionale durante un periodo all'estero.
Il mio lavoro mira a esaminare la relazione tra il programma Erasmus e lo sviluppo di un'identità europea tra i giovani partecipanti. Attraverso riflessioni su esperienze personali e metodologie di ricerca, analizza come la partecipazione a periodi di studio e tirocinio all'estero possano influenzare il senso di appartenenza a una comunità europea, andando oltre l'identità nazionale.
Prima della mia esperienza Erasmus, il mio attaccamento all'Europa era relativamente basso, ma alla fine delle mie esperienze di mobilità in Francia e Spagna, la mia identità europea si era notevolmente rafforzata, sviluppando una mentalità più cosmopolita e una maggiore apertura verso la diversità culturale. L'analisi è condotta utilizzando sia strumenti quantitativi, come i sondaggi pre e post Erasmus, sia metodi qualitativi, tra cui riflessioni e osservazioni etnografiche. In particolare, la mia esperienza ha rivelato che la costruzione di un'identità europea avviene non solo attraverso l'interazione con la cultura locale del Paese ospitante, ma soprattutto attraverso la costruzione di una rete transnazionale con altri studenti Erasmus.
Il primo capitolo presenta una panoramica storica del programma Erasmus. Il giovane progetto di mobilità studentesca internazionale nato nel 1987 e promosso dalla Comunità Europea, nell’arco di soli venticinque anni ha permesso a milioni di studenti di trasferirsi all’estero e di continuare il proprio piano di studi in un’altra università. In prospettiva storica vengono analizzate le tappe ed i vari progetti di mobilità che sono stati istituiti dall’Unione Europea, fino ad arrivare al progetto Erasmus Plus come lo conosciamo oggi. Esplicitando gli obbiettivi del programma, viene analizzato anche il contesto politico in cui l’Erasmus prese luogo, dove troviamo un’Europa che stava attraversando una fase di una profonda trasformazione politica e sociale, motivata dal desiderio di una maggiore coesione tra i suoi Stati membri.
Questo slancio verso una unione più coesa portò alla creazione di istituzioni e meccanismi destinati a favorire una sempre più forte integrazione politica ed economica tra i paesi del continente. Nel secondo capitolo vi è una riflessione sul concetto di Identità, focalizzando l’attenzione sulla differenza di identità personale e identità sociale. Grazie ai contributi di numerosi filosofi come John Locke e Immanuel Kant che hanno approfondito l'idea di continuità del Sé attraverso la memoria, ma le riflessioni più recenti, come quelle di Ricoeur, suggeriscono che l'identità è anche il prodotto di una narrazione personale e atti di immaginazione che trascendono la mera registrazione mnemonica.
Nel terzo capitolo viene trattato il concetto di identità europea. Vengono analizzate le sue origini sin dall’Antichità Greca, Romana e il suo sviluppo durante l’Impero carolingio. Il concetto di identità europea, così come lo intendiamo oggi, è il frutto di un lungo processo storico iniziato nel Rinascimento ed evolutosi nel corso dei secoli fino ai giorni nostri. Il Rinascimento rappresenta la tappa chiave per la costruzione di tale identità, segnando una rinascita culturale, artistica e intellettuale che ha plasmato il pensiero e la società occidentale. Questo periodo di grande fermento ha gettato le basi per la valorizzazione della conoscenza, della sperimentazione e della cooperazione tra le diverse culture del continente. Il quarto capitolo si concentra sul tema principale ovvero gli studi del progetto Erasmus in relazione all’identità europea. Questa parte considererà sia le ricerche condotte dalla Commissione Europea sia le ricerche indipendenti.
Nonostante le idee contrastanti degli studiosi, l’obiettivo è comprendere come il contatto interculturale e la vita all'estero influenzino la percezione e l’autodefinizione degli studenti, contribuendo o meno alla formazione di un’identità europea condivisa. Nel quinto capitolo viene analizzato un elemento chiave di questa tesi ovvero l'analisi quantitativa e qualitativa delle esperienze Erasmus, attraverso dati statistici sia mediante un approccio etnografico che prendono in considerazione le storie personali. Il mio lavoro si concentra sulle esperienze che ho personalmente vissuto durante i miei soggiorni Erasmus in Francia e in Spagna, permettendo un’analisi diretta e immersiva di come l’interazione con persone provenienti da diversi paesi contribuisca a trasformare il senso di identità individuale e collettiva.
Attraverso la mia analisi, i risultati suggeriscono che l'Erasmus non solo favorisce una comprensione più profonda delle differenze culturali, ma contribuisce anche a creare un senso di cittadinanza europea basato su valori condivisi di apertura e cooperazione. La partecipazione a eventi interculturali e le interazioni quotidiane tra studenti di diverse nazionalità si rivelano fondamentali per consolidare un'identità europea più inclusiva nel rispetto delle specificità nazionali.
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