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Evoluzione e contraddizioni del lavoro in Giappone: dal Karoshi all'inclusione di Genere.

Mediazione Linguistica
  • 21 Jan 2025

Tesi di: Andrea Basile

Il 13 ottobre 2024, in Italia, è stata la Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto il suo pensiero a tutti coloro che hanno perso la vita o che hanno subito infortuni o si sono ammalati a causa del proprio lavoro. In questa occasione ha ribadito che “la Sicurezza sul lavoro è una priorità permanente della Repubblica”. E ha aggiunto che “La sicurezza sul lavoro oltre che una prescrizione costituzionale è anzitutto una questione di DIGNITÀ UMANA. Garantire condizioni di lavoro sicure significa rispettare la vita e il valore di ciascuna persona.”

Il tema del lavoro come crescita e realizzazione della persona non può prescindere dal riconoscimento dei diritti del lavoratore, sia che si tratti di diritti patrimoniali come il diritto alla giusta retribuzione, sia che si tratti di diritti personali come quello di lavorare in condizioni di adeguata igiene e sicurezza, il rispetto della salute psicofisica, la giusta gestione dell’orario di lavoro, il riconoscimento della libertà di opinione, di riservatezza e delle libertà sindacali. Il tema del lavoro ha una fortissima rilevanza sociale; richiede un impegno corale a tutti i livelli sia nazionale, sia internazionale, per prevenire la perdita della dignità di chi lavora, della salute, e a volte della stessa vita del lavoratore. La riflessione sulla tematica in Italia e gli accesi dibattiti sull’argomento hanno spinto me ad approfondire la stessa tematica in riferimento al Giappone, che da sempre mi affascina con la sua lingua e la sua cultura e che come me attrae tanti altri, italiani e non. Si pensi che attualmente gli italiani, in particolare giovani, che vivono e lavorano in Giappone sono circa 3000, suddivisi in particolare tra Tokyo e Osaka.

Il Giappone ha una storia antica e importante, una cultura millenaria seducente che si fonda su tradizioni sentite e grandi valori: l’armonia sociale, il rispetto, l’educazione verso il prossimo, la gentilezza. Accanto alla sua storia, il Giappone mostra con orgoglio l’altra faccia di sé correndo verso il futuro. Mostra al mondo i suoi aspetti migliori: l’efficienza dei servizi pubblici, lo sviluppo delle infrastrutture, la sicurezza delle strade, la tecnologia avanzata, il rispetto dell’ambiente, le opportunità di lavoro. 2 È proprio il tema del lavoro che però presenta ancora dei lati oscuri e molto dibattuti. Nell’ultimo rapporto ONU 2024 presentato a Ginevra nel corso del Consiglio per i Diritti Umani “la discriminazione e le molestie sul posto di lavoro ai danni delle donne, stranieri e minoranze sessuali, in Giappone desta forte preoccupazione”.

Nonostante gli “importanti progressi” degli ultimi anni, l’ONU richiama ancora una volta il Giappone affinché si prodighi con necessità e urgenza a “smantellare completamente le sovrastrutture radicate nel sistema sociale e aziendale che determinano disuguaglianza e discriminazione nei confronti delle minoranze a rischio” ossia nei confronti delle donne, delle minoranze sessuali, di anziani, bambini e persone con disabilità. Ci si chiede come un paese con una cultura antica e meravigliosamente ricca, che va senz’altro rispettata e tutelata, e che allo stesso tempo è una delle più grandi potenze del mondo, non si sia ancora adeguato agli standard del mondo occidentale nella tutela del lavoro e dei lavoratori.

Ovviamente non tutto il mondo del lavoro in Giappone è nero. Vi sono anche delle belle pratiche e delle belle realtà, ma ho inteso tralasciare gli aspetti positivi del lavoro in Giappone incentrando la mia ricerca e l’elaborato che ne è scaturito sugli aspetti critici e conseguentemente sui cambiamenti, a più livelli, che mirano alla loro risoluzione. Nel primo capitolo tratto la storia e lo sviluppo della cultura lavorativa del Giappone, fortemente influenzata dal tradizionale codice dei Samurai. Il lavoratore giapponese è profondamente legato al concetto di lealtà verso la propria azienda, arrivando a dedicare la propria esistenza ad essa; diventa un vero e proprio soldato aziendale. La sua lealtà è necessaria per l’ottenimento di promozioni, riservate quasi esclusivamente a chi decide di rimanere nella stessa azienda fino al pensionamento.

L’importanza del concetto di lealtà è da ricondurre al pensiero di Confucio, il quale ha posto le basi per la costituzione di tale società, Il secondo capitolo si incentra sul più grosso problema delle conseguenze causate dall’eccessiva lealtà verso l’azienda come il fenomeno della morte da sovraccarico da lavoro, noto come karōshi. All’interno del capitolo spiego le origini del termine da un punto di vista linguistico e il suo ingresso nel linguaggio comune. In seguito analizzo i casi più importanti che hanno permesso al pubblico di comprendere il 3 fenomeno e la necessità di combatterlo. La lotta, iniziata dai famigliari delle vittime ha ricevuto sempre più attenzioni da parte dell’opinione pubblica fino ad arrivare al tavolo del governo, che negli ultimi anni ha cercato di contrastare il problema attraverso la promulgazione di leggi che regolamentano il lavoro e in particolare gli straordinari, ad oggi ancora considerati parte integrante del normale orario lavorativo. Nel terzo capitolo l’attenzione si sposta su un’analisi della struttura della società lavorativa giapponese. Analizzo il tipico rapporto di tipo verticale che si sviluppa non solo fra superiori e semplici impiegati ma anche fra gli stessi colleghi, differenziati per età e anni di servizio nell’azienda.

Successivamente analizzo la differenza economica e sociale dei lavoratori regolari e non regolari, dovuta alla durata del loro contratto. Particolarmente interessanti sono inoltre le due nuove categorie formatesi negli ultimi decenni all’interno della società, vale a dire i freeters e i NEET, in rapido e costante aumento. Ciò che comunemente determina la tipologia di impiego di un giapponese è il tipo di istruzione ricevuta. Solo infatti chi ha ricevuto un’istruzione di alto livello e da istituzioni prestigiose può ambire a un posto sicuro e ben remunerato. Infine ho riservato gli ultimi due capitoli alla questione femminile, da sempre grosso tabù in Giappone. Il quarto capitolo descrive brevemente il ruolo sociale tradizionalmente attribuito alla donna, cioè quello della casalinga che doveva esclusivamente dedicarsi alla casa e ai figli. Tale concezione produce, ancora oggi, eccessive disparità fra il genere maschile e quello femminile, penalizzato in termini di occupazione in numeri assoluti e in termini di ridotta possibilità di fare carriera, nonché di corresponsione di una paga inferiore.

L’ultimo capitolo, quello che più mi sta a cuore, è un capitolo dai due volti. Nel primo paragrafo infatti tratto le iniziative dello stato che attraverso normative e politiche economico-sociali hanno cercata di appianare il divario di genere, quasi sempre senza riuscirci perché le iniziative intraprese si sono rivelate insufficienti sotto molti punti di vista, tanto da attirare per l’appunto le forti critiche dell’ONU. La sezione finale riguarda invece i cambiamenti concreti attuati da alcune società estremamente virtuose in materia di inclusione e ricerca dell’uguaglianza di genere. 4 Laddove lo stato non arriva, sono aziende come la Shiseido, la Toyota e la Fujitsu che si erigono ad esempio di uguaglianza, rettitudine e progresso.

 

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