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Italiano e giapponese: due lingue a confronto

Mediazione Linguistica
  • 24 Mar 2023

Tesi di: Faticoni Silvia

L’ italiano e il giapponese sono due lingue formalmente diverse e distanti, partendo semplicemente dalla costruzione sintattica dove in italiano il verbo è posto al centro della frase con la costruzione SVO, mentre nel giapponese è posto alla fine, SOV. Ma se non fossero così distanti? Studiando le due lingue quindi, mi sono trovata a rivalutare questo concetto: nonostante la loro diversità, analizzandole più da vicino possono presentare dei punti in comune.

Col passare del tempo, anche se in ritardo rispetto ad altre lingue, ci sono stati sempre più contatti tra la lingua italiana e quella giapponese: sono numerose le gairaigo 外来語, ovvero le parole prese in prestito da altri registri linguistici.

Se in Confrontando le due lingue dal punto di vista del registro linguistico, inoltre si può notare che in giapponese lo spettro sia più ampio. La forma piana, ad esempio, è usata soltanto tra amici o conoscenze molto strette. Le forme onorifiche, invece, esprimono un tipo di rispetto maggiore verso l’interlocutore.

Queste possono essere rese mediante l’aggiunta di suffissi, come “san” alla fine del nome, oppure utilizzando vocaboli particolari per sostituire quelli del lessico corrente. In quest’ultimo caso ci riferiamo al linguaggio onorifico keigo, utilizzato perlopiù nell’ambiente lavorativo o in forma di rispetto, e che corrisponde al nostro modo di dare del lei in situazioni formali.

Dopo aver affrontato nel primo capitolo il tema delle loro origini ed aver messo in evidenza quanto sia lontane e differenti anche sotto questo punto di vista, nel secondo capitolo vorrei sottolineare quanto in realtà due lingue apparentemente distanti e che ad un primo sguardo sembrerebbero non aver nulla in comune, in realtà siano connesse.

Nel secondo capitolo, darò una rassegna di quelli che a parer mio potrebbero essere i punti in comune che le due lingue hanno, facendo uso di testi che mi aiuterebbero ad avvalorare la mia tesi.

Nel terzo capitolo invece mi occuperò di parlare delle cosiddette “parole intraducibili” e spiegare come esse siano in realtà lo specchio della società a cui appartengono.inglese ne abbiamo in abbondanza, tanto da aver preso definitivamente il posto di alcune parole autoctone, le parole prese in prestito dall’italiano riguardano soprattutto il cibo e la musica.

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