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Il ruolo della Comunità Internazionale nel conflitto contro il terrorismo - Evoluzione dello scenario internazionale

Mediazione Linguistica
  • 16 Mar 2023

Tesi di: Eleonora Sallemi

Il conflitto contro il terrorismo è una “guerra” tra la Comunità Internazionale e le “organizzazioni terroristiche”: questa affermazione permette di cogliere l’essenza di una questione tra le più spinose e drammatiche della nostra storia contemporanea.

Ho scelto la trattazione di questo argomento di carattere internazionale in quanto ritengo sia fondamentale possedere conoscenze su un argomento che coinvolge tutti in maniera trasversale e si presta perfettamente nell’acquisizione di competenze nell’ambito traduttologico e di interpretariato. Facendo quindi riferimento a questi ultimi due ambiti oggi emerge l’importanza del ruolo dei traduttori e degli interpreti, i quali, vengono visti come attori partecipi nei conflitti geopolitici, ponendoli nella posizione di dover agire in maniera assolutamente corretta indipendentemente dalla propria identità o dal proprio parere.

Pertanto, tradurre e interpretare non possono essere considerati esclusivamente come processi di cambio della lingua, ma sono soprattutto attività finalizzate ad uno scopo sociale e politico. Ritengo ulteriormente importate la necessità di risalire, per quanto possibile, alle origini della questione sulla nascita di un’organizzazione terroristica e, in particolare, quella denominata DAESH, al fine di disporre di un quadro degli eventi, capace di dare sostanza e una convinta partecipazione emotiva e critica relativamente al ruolo che sta svolgendo la Comunità Internazionale sul conflitto generale, per il ristabilimento della pace e della sicurezza internazionale, al fine di prevenire la minaccia Jihadista e contrastare la sfida alla sicurezza globale.

Tutto ciò al fine di cercare di superare l’asettica posizione di semplice spettatrice degli eventi, consapevole che “l’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato. Forse non è però meno vano tentar di comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente”.

In aggiunta, tale argomento è sempre stato nei miei ricordi di bambina dove, all’età di cinque anni, nel lontano pomeriggio dell’11 settembre 2001, mentre guardavo il mio programma preferito, “la Melevisione”, si interruppero tutti i programmi e cominciarono ad apparire le terribili immagini dell’attacco alle Torri Gemelle su tutti i canali televisivi. Solamente dopo molti anni, vivendo la realtà di una famiglia di militari, crescendo l’adolescenza in una base NATO in Belgio e avendo sposato un Marines degli Stati Uniti ho acquisito la consapevolezza di quanto fosse realmente accaduto e l’importanza e il valore di saper tradurre e interpretare gli eventi.

Per introdurre l’analisi di questo studio ho ritenuto utile, di conseguenza, iniziare in maniera sintetica il cammino e l’evoluzione del terrorismo jihadista che giunge ai nostri giorni, per comprendere al meglio anche ciò che è accaduto ed entrare più nel dettaglio degli eventi che si sono verificati.

Lo Stato Islamico dell’Iraq e Siria ( الدول ة الإسلامية في العراق والشا م , ad-Dawla al-Islāmiyya fī al-ʿIrāqi wa sh-Shām, sigla in arabo داعش , ovvero Dāʿish o Daesh) è il nome di questa organizzazione jihadista di origine sunnita, attiva in Iraq e Sham. Per Sham si intende l’unione di Siria, Libano, Palestina e Giordania. DAESH si sviluppa a seguito di Al Quaeda e segue principalmente le sue stesse ideologie, ed è governato sulla base di una rigida interpretazione dell’asharia.

Il loro scopo finale, in Medio Oriente, come in Occidente è stato quello di diffondere il potere autoritario ed imporre la loro visione religiosa su tutti i cittadini. Questa jihad è stata colpevole di diversi attacchi e massacri, in Medio Oriente come in Europa e nel mondo. La causa di tutti i mali del Medio Oriente viene considerata da molti storici il famigerato accordo di Sykes-Picot, nome dei due rappresentanti di Gran Bretagna e Francia che nel 1916, si spartirono in vari incontri segreti, i territori arabi dell’impero ottomano in caso di vittoria alla fine della grande guerra. Il trattato disegnava le future sfere di influenza di Francia e Gran Bretagna nell’area del Medioriente. L’accordo fu considerato una delle cause principali dei problemi del Medio Oriente contemporaneo.

Il risultato fu la creazione di stati disomogenei e difficili da governare con stabilità. Infatti, subito dopo la proclamazione dello Stato Islamico nel giugno 2014, i miliziani celebrarono la cancellazione dell’odiata frontiera tra Iraq e Siria.

In quell’occasione al-Baghdadi, pronunciò un discorso nella moschea di Mosul, in cui citò anche la cancellazione della frontiera e dichiarò che DAESH non si sarebbe fermato «fino a che non avrebbe piantato l’ultimo chiodo nella bara della cospirazione SykesPicot».

Da allora, Al Baghdadi ha portato il suo gruppo ad un avanzamento inimmaginabile e apparentemente incontrastabile, anche da parte delle più importanti potenze straniere.

Come afferma lo storico Pierre-Jean Luizard il successo iniziale dello Stato Islamico non è di tipo militare, ma è dovuto alla sua strategia messa in atto dopo aver conquistato città e territori.

DAESH infatti non si è imposta alle popolazioni sottomesse come una forza straniera occupante, ma ha cercato di restituire il potere ad autorità locali, le quali avrebbero gestito il governo delle loro città sotto alcune vincolanti condizioni, come il giuramento di fedeltà allo Stato Islamico e l’obbligo di adottarne usi e costumi.

La lotta al terrorismo è stata affrontata in modo diverso all’interno dei paesi della comunità europea, dove in paesi come la Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna si è cercato di adeguare la legislazione e consentire con azioni più incisive il contrasto al terrorismo esportato da DAESH.

La recente sconfitta militare dello Stato islamico non implica la sua completa scomparsa. Piuttosto, implica la fine della sua esistenza nella sua forma attuale e l'emergere di un'entità diversa, puntiforme, ma non meno minacciosa.

Alla luce dei possibili scenari riguardanti la futura evoluzione dello stato islamico, sono necessarie misure per affrontare efficacemente sia a livello locale sia internazionale la nuova e costante minaccia posta dal gruppo.

Ulteriori misure includono, tutt’oggi, quelle di contrastare e ostacolare la propaganda online di DAESH, esempio per diverse organizzazioni terroristiche, incrementando la cooperazione e la condivisione delle banche dati di differenti paesi, per individuare elementi radicalizzati.

Infine, l'esperienza acquisita e maturata dimostra che queste misure hanno maggiori probabilità di essere efficaci quando attori locali e attori internazionali coordinano i loro sforzi e condividono le responsabilità.

Bisogna riuscire a costruire una grande e duratura alleanza, sul terreno della democrazia, tra gli apparati di sicurezza, gli apparati d’intelligence, gli apparati di prevenzione e la popolazione. La sfida successiva sarà rendere ognuno consapevole della sfida e della minaccia continua e costante portata in modo subdolo dalle organizzazioni terroristiche.

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