Tesi di: Ginevra Brunetti.
“La distopia è la chiave che apre le porte di mondi solo apparentemente sconosciuti.”
La narrativa distopica è un genere che descrive la struttura, le relazioni, i rapporti umani, in un contesto di società totalitaria, completamente soggiogata e controllata da una cerchia ristretta di individui. Questo genere letterario si è effettivamente delineato solo in tempi moderni, possiamo considerarlo quasi un genere “giovane” rispetto ad un romanzo storico. Le definizioni riguardanti il termine “Distopia”, così come lo conosciamo oggi, sono relativamente recenti; le prime sono rinvenibili intorno alla seconda metà del Novecento.
Nel 1952 l’Oxford English Dictionary dà la seguente definizione: “An imaginary place or condition in which everything is as bad as possible; opposed to utopia”. La distopia, in questo contesto, è descritta quindi come un luogo di fantasia in cui ogni aspetto è negativo e in contrasto con il termine utopia, che sempre l’Oxford English Dictionary, descrive come: “An imagined or hypothetical place, system, or state of existence in which everything is perfect, esp. in respect of social structure, laws, and politics”.
Nel Novissimo Dizionario della Lingua Italiana, all’interno del secondo volume, pubblicato nel 1939, si trova la seguente definizione di utopia:
“Stato di compiuta perfezione e felicità che si considera impossibile a ridursi a pratica, esecuzione di origine più fantastica che razionale.”
Assente invece la definizione del termine distopia. Unitamente alle definizioni precedenti è interessante, tra le altre, quella fornita da “Le Petit Robert”. In questa definizione la distopia viene ridotta ad un'emanazione oscura di utopia: “Récit de fiction qui décrit un monde utopique sombre.” Di fatto la distopia viene vista come una mera inversione o negazione dell’utopia. L’utopia si può delineare come la rappresentazione di un mondo idilliaco, di una cosiddetta “società perfetta” cui tendere, ove tutto è equilibrato e la giustizia è insita in sé stessa.
La distopia, al contrario, offre una descrizione di una società che pone l’umanità di fronte a scelte opprimenti, che sostiene la corruzione nei costumi e che annovera l’ingiustizia tra gli elementi portanti. Una definizione che merita una particolare menzione è quella fornita dall’Enciclopedia Treccani:
“Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi.”
Gli aspetti evidenziati in questa definizione consentono di tracciare una linea che unisce Utopia e Distopia. La distopia va oltre il semplice concetto di contrario dell'utopia, rappresenta lo scetticismo nei confronti di quest’ultima e la messa in discussione della perfezione che l’utopia stessa rappresenta. La distopia è anche una denuncia morale nei confronti di realtà che non sono consone all’Uomo, come se fosse costretto in una camicia di forza dalla quale sembrerebbe utopico uscirne, un ammonimento che possa mettere in guardia i lettori da pericoli e storture di un futuro non troppo lontano.
Questa tesi si propone di fornire un'analisi approfondita di autori anglofoni del ’900, un periodo segnato dalle due guerre mondiali, dal sorgere di regimi totalitari, dall'invenzione e produzione di armi di distruzione di massa e dallo sviluppo repentino delle tecnologie.
Il presente elaborato esamina i romanzi di tali autori, mettendo in evidenza gli elementi delle opere in questione, nelle quali si riflettono e si criticano le dinamiche sociali, politiche e tecnologiche del loro presente, l’uso distorto, oppressivo e pervasivo della tecnologia, affrontando preoccupazioni di una realtà verosimile, mettendo in rilievo i temi riguardanti le libertà fondamentali, il controllo sociale e la deumanizzazione.
La seguente analisi, partendo dalla definizione del termine distopia, ne analizza le origini e il valore intrinseco che ne viene attribuito, per focalizzarsi sui punti di convergenza e sugli aspetti divergenti con i concetti di utopia, ucronia, antiutopia e cacotopia.
In seguito verranno analizzati i diversi autori presi in considerazione per questa tesi. In primo luogo gli autori britannici George Orwell e Aldous Huxley, studiandone i rispettivi romanzi 1984 e Il Mondo Nuovo e in secondo luogo gli autori statunitensi Ray Bradbury, con Fahrenheit 451 e la scrittrice russastatunitense Ayn Rand, autrice della novella dal titolo Antifona. Verrà infine proposto un confronto tra i sopracitati autori, concludendo con un’analisi dei temi trattati e una riflessione sul concetto di parola.
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