Tesi di: Damien Cardosi.
La teoria della relatività linguistica, spesso associata ai nomi di Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf, sostiene che la lingua influenzi il pensiero e la percezione del mondo. Tale idea, formulata attraverso il concetto di "linguaggio come filtro della realtà", ha sollevato questioni fondamentali sul rapporto tra linguaggio, cultura e cognizione, influenzando molti campi di ricerca, tra cui la traduzione e l’interpretariato.
In un contesto globale sempre più interconnesso, in cui le lingue e le culture si incontrano quotidianamente, il ruolo degli interpreti e dei traduttori diviene cruciale: non solo come mediatori di contenuto linguistico, ma come ponte tra visioni del mondo differenti. Questa tesi esplora in profondità le sfide che la relatività linguistica presenta per il traduttore e l'interprete, concentrandosi sulle implicazioni pratiche e teoriche della teoria.
La trattazione si articola in più capitoli, che indagano sia gli aspetti storici della teoria che le sue applicazioni moderne, come nella traduzione audiovisiva, nella diplomazia e nell’uso delle nuove tecnologie. Vedremo come l’aderenza letterale o il mancato adattamento culturale possano alterare profondamente la ricezione del messaggio. Inoltre, viene dedicato un ampio spazio al ruolo dell’intelligenza artificiale nella traduzione, considerando le opportunità e i limiti delle moderne tecnologie di “machine translation”.
L’obiettivo di questa tesi è rispondere alla domanda centrale di come un interprete debba porsi rispetto alla relatività linguistica, affrontando le sfide pratiche e teoriche con un approccio consapevole e critico. Esaminando i confini tra fedeltà al testo originale e adattamento per il pubblico di destinazione, si cercano di delineare i contesti e le rispettive modalità.
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