Notizie

Bilingue si nasce o si diventa?

  • 18 Jul 2022

Tesi di: Francesca Fiorini

Bilingue si nasce o si diventa?

Parlare più lingue e conoscere diverse culture può aiutare a viaggiare, a trovare lavoro, ad essere competitivi nel mondo, a fare nuove amicizie. Ma non solo: molteplici studi indicano che l’introduzione precoce di una seconda lingua ha effetti importanti sull’architettura del pensiero, e sulla maturazione e lo sviluppo del cervello, in tutte le fasi della vita, sin dalla primissima infanzia fino alla terza età.

Un filone di questi studi si è occupato proprio del bilinguismo, ovvero della padronanza di due diverse lingue, che comporta tra le altre cose una facoltà dell’individuo di poter effettuare con un semplice e automatico “switch” il passaggio da una lingua all’altra. I bilingue devono infatti costantemente scegliere i termini dall’uno o dall’altro dizionario, poiché entrambe (o più) lingue sono sempre “attive” nel cervello. Per questo motivo, la struttura delle aree cerebrali che gestiscono il linguaggio si conformerebbero e funzionerebbero in modo diverso rispetto ai monolingue.

Il numero delle persone bilingue sembra essere raddoppiato dagli anni ’80, e parallelamente aumentano gli sforzi della scienza per comprendere questo fenomeno. Sembra che, man mano che le ricerche procedono, vengano scoperti sempre maggiori vantaggi della facoltà bilingue, sottolineando come la lingua che parliamo, e il bilinguismo a maggior ragione, non solo influenzano il nostro modo di guardare il mondo, ma hanno delle vere e proprie ripercussioni sul funzionamento delle nostre strutture cerebrali.

Con bilinguismo si intende genericamente la presenza di più di una lingua presso un singolo o una comunità, anche se la definizione di questa condizione è spesso ambigua e variegata.

La maggior parte delle persone bilingue tende infatti ad avere un uso di una lingua più forte dell’altra, (dominanza), in quanto l’uso della lingua stessa dipende da numerosi fattori psicosociali, come la durata, la frequenza e il contesto del contatto con un idioma o con l’altro. I fattori interni riguardano inoltre la motivazione, l’età, i fattori emotivi, e le funzioni interne come il calcolare, il sognare, il pensare, etc. Dare una definizione univoca di persona bilingue è quindi complicato e forse impossibile.

Semplificando estremamente, secondo una classificazione basata sull’età, si parla di bilinguismo nella prima infanzia se la seconda lingua viene introdotta fin da subito, comunque entro i 3 anni. Si parla di bilinguismo infantile se la seconda lingua viene introdotta dopo i 3 anni. È definito bilinguismo tardivo quando la seconda lingua viene introdotta dopo la pubertà. Chi rientra nei primi due gruppi può essere considerato madrelingua.

Nella mia tesi oltre ad approfondire il concetto di bilinguismo, capiremo meglio attraverso le testimonianze di scienziati, linguisti psicologi, pedagogisti e neurologi quale sarà il periodo migliore, fin dalla tenera età, per apprendere la così detta “L2”, ovvero, la seconda lingua.

|   Scarica la tesi  |