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Michail Bulgakov, dal tormento interiore finom al Regno della Quiete Eterna

  • 05 Jul 2022

Tesi di: Francesca Maria Farnè

Michail Bulgakov, dal tormento interiore finom al Regno della Quiete Eterna

Dopo aver riflettuto a lungo, aver preso in considerazione diversi argomenti ed averne scartati altrettanti, la mia scelta finale è ricaduta su un noto autore della letteratura sovietica, Michail Afanas’evič Bulgakov. Il motivo alla base di tale decisione è fondamentalmente uno: la grande passione che nutro per la cultura russa. Una passione inaspettata, a dire il vero, scoperta, non appena ho intrapreso tre anni fa lo studio della lingua russa, nei confronti della quale ho provato sin dalle prime lezioni una forte inclinazione, coltivata poi con costanza e dedizione nel corso di questi anni e consolidata con un soggiorno studio in una delle città più care agli scrittori russi, San Pietroburgo. Per questo, mi è sembrato naturale portare a termine il mio percorso di studi dedicando l’esame finale a un tema attinente a questo interesse, che potesse permettermi di approfondire ulteriormente le mie conoscenze a riguardo.

Pur essendo considerato universalmente uno dei maggiori scrittori del XX secolo, Bulgakov, tuttavia, non ha mai goduto né in vita né nei decenni successivi alla sua scomparsa della fama e del prestigio che avrebbe meritato. Ancora oggi, nonostante l’universale riconoscimento da parte della critica del suo talento e del suo genio, non rientra fra gli autori russi più conosciuti, come Tolstoj o Dostoevskij, e sono pochi a conoscere le sue commedie, i suoi brevi racconti satirici e i due romanzi precedenti al suo massimo capolavoro, Il Maestro e Margherita. Pertanto, questo elaborato si propone di ripercorrere le tappe principali della sua vita personale e artistica, approfondire il suo rapporto con il potere e la critica ed esaminare le sue opere in relazione al contesto storico, politico e sociale del tempo: la ricostruzione parallela degli eventi più significativi della storia russa del primo Novecento, un periodo ricco di rivolgimenti e trasformazioni, è infatti imprescindibile per comprendere a pieno l'opera bulgakoviana.

Bulgakov nasce a cavallo tra il XIX e il XX secolo, quando l’Impero russo, pur essendo già il più grande Stato del mondo in termini di estensione territoriale, presenta ancora una profonda arretratezza economica e culturale rispetto alle altre maggiori potenze e grandi contraddizioni interne. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale inasprisce tutti i contrasti e i problemi della Russia prerivoluzionaria, tra cui l’inettitudine dello zar e della burocrazia, la corruzione e il dispotismo della corte e la miseria, mettendo in contatto due realtà fino ad allora lontane: quella degli operai e quella dei contadini, accomunati dalla medesima insoddisfazione e dal medesimo desiderio di cambiare la propria condizione.

All’inizio del 1917, il diffuso malcontento popolare sfocia spontaneamente in una serie di scioperi e proteste nella capitale, che all’inizio della guerra aveva cambiato nome da Pietroburgo a Pietrogrado, che culminano con le insurrezioni del 23 febbraio. Quest’ultime, conosciute nel loro insieme come la Rivoluzione di febbraio, grazie anche all’inaspettata adesione dei soldati, si concludono con il rovesciamento del potere zarista, la fine della dinastia dei Romanov e l’abdicazione dello zar Nicola II. In ottobre, in sole due giornate, operai, soldati e marinai si impadroniscono del Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio di Kerenskij, sancendo la vittoria politica dei bolscevichi, guidati da Lenin.

La conquista del potere da parte dei soviet e l'instaurazione del nuovo ordine rivoluzionario, con l’obiettivo di costruire una nuova società e un nuovo Stato sovietico, che presuppongono la liquidazione dei vecchi organi di potere e e profonde trasformazioni, vedono la tenace opposizione dei bianchi e lo scoppio di una logorante e sanguinosa guerra civile. Gli innumerevoli episodi di lotta armata e di violenza irriducibile, che sconvolgono la Russia dal ‘18 al ‘20 e si concludono con la definitiva sconfitta dei bianchi, determinata dalla mancanza di un importante appoggio popolare rispetto ai rossi, lasciano il Paese in una grave crisi economica e in uno stato di devastazione senza precedenti. Il comunismo di guerra, l’insieme delle politiche introdotte durante gli anni della guerra civile (le principali sono le requisizioni di grano nelle campagne e la nazionalizzazione su larga scala dell'industria), produce pesanti ripercussioni sociali ed economiche, descritte in modo magistrale in uno dei massimi capolavori della letteratura sovietica, Il dottor Živago di Pasternak, pubblicato in anteprima mondiale nel ‘57 proprio in Italia.

L’introduzione della NEP (Novaja Ekonomičeskaja Politika, “nuova politica economica”) nella primavera del ‘21, voluta da Lenin, con la fine del regime delle confische illimitate e, in particolare, con la ripresa della circolazione della moneta e del libero commercio, garantisce lo spegnimento dei focolai di rivolta e una ripresa graduale e incoraggiante dell’economia russa, ancora insufficiente, tuttavia, rispetto alle altre potenze mondiali.

Il 1922 è un anno cruciale, che vede la nascita ufficiale dell’Unione sovietica, la trasformazione della Čeka, il primo organo di polizia politica segreta, nel GPU (Gosudarstvennoe političeskoe upravlenie, “Direzione politica di stato”) e la creazione di un’istituzione volta a controllare tutte le pubblicazioni, la Glavlit (Direzione generale per gli affari editoriali e pubblicistici), il primo passo verso la censura. Dopo la morte di Lenin nel ‘24 e una serie di aspri scontri fra i maggiori esponenti del partito, Trockij, Bucharin, Kamenev, Zinov’ev e Stalin, è quest’ultimo ad assumere la guida dell’Urss, abbandonando l’approccio del suo fondatore e inaugurando, con il primo piano quinquennale, una stagione di industrializzazione e collettivizzazione forzata. Contemporaneamente, il nuovo capo del governo procede all’eliminazione e alla repressione sistematiche e indiscriminate di ogni forma di opposizione, reale o presunta, con la creazione di campi di concentramento e prigionia, l’epurazione del partito comunista con le “grandi purghe” e il controllo capillare della società, fondato sul ricorso al terrore e alla violenza: una delle pagine più buie della storia russa, che, se da una parte ha contribuito a rendere il Paese una superpotenza industriale e militare, dall’altra ha soppresso ogni libertà, riducendo al silenzio milioni di innocenti, colpevoli solamente di non condividere l’ideologia del regime.

La prima opera presentata, Appunti di un giovane medico, racconta l’esperienza del giovane Bulgakov, appena uscito dalla facoltà di medicina, come direttore di un ospedale rurale in un angolo sperduto della provincia russa, nel periodo in cui si prepara e poi scoppia la rivoluzione. Dalla seconda opera analizzata, Appunti sui polsini, emerge la Mosca degli anni Venti, con la “Nuova politica economica” (NEP) e la contrapposizione tra i nuovi ricchi, i “nepman”, e la vecchia intelligencija ridotta alla fame. La terza, La guardia bianca, rievoca l'orrore e la violenza della Guerra civile in Ucraina, di cui l'autore è un testimone diretto, nonché gli innumerevoli rivolgimenti di potere subiti dalla città natale di Bulgakov, Kiev. Le ultime due opere, Romanzo teatrale e il celebre Maestro e Margherita, entrambe pubblicate soltanto postume, rappresentano, come le precedenti, un evidente riferimento autobiografico, rispettivamente all’esperienza personale dell’autore come assistente alla regia presso il Teatro d’Arte di Mosca e alle enormi difficoltà incontrate dallo stesso a partire dalla metà degli anni Venti a causa della censura sovietica.

Infine, l’elaborato prende in esame il cosiddetto “fenomeno Bulgakov”, risalente all’inizio degli anni Ottanta, ben quarant’anni dopo la sua morte: un rinnovato interesse e impegno per recuperare e per riportare o portare per la prima volta alla luce appunti, manoscritti e lettere sequestrati e nascosti negli archivi del KGB (allora GPU) durante la dittatura staliniana.

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